Siete quasi pronti per la spiaggia, ma il ricordo dell’anno scorso della plastica in mare ancora vi rattrista? Ocean Plastic e ECONYL sono alcuni dei progetti che potrebbero risollevarvi il morale. E ciò che è ancora più bello, è che non sono le uniche iniziative per far fronte alla situazione, recuperando la plastica che inquina il mare. Il problema dei rifiuti di plastica e delle microplastiche in genere che inquinano mari e oceani è, purtroppo, più che attuale. Negli oceani la quantità di rifiuti in sospensione è tanto elevata da generare aree vaste quanto regioni e stati, costituite da immondizia galleggiante. Il danno che questi materiali creano a flora e fauna marina è incalcolabile. Un possibile stimolo per cercare di far fronte al problema è pensare al potenziale non sfruttato di questi materiali come materia prima seconda. È proprio su questo aspetto che si giocano le iniziative più nuove.

Il progetto Ocean Plastic

Il progetto Ocean Plastic nasce da una collaborazione fra Method, un’azienda che produce prodotti eco-friendly per la cura di corpo e casa, e Envision Plastics, un’azienda che da anni si occupa di riciclaggio della plastica. Con l’aiuto di volontari e gruppi di appassionati di ecologia, Method e Envision Plastics hanno raccolto più di una tonnellata di rifiuti dalle spiagge delle Hawaii. I rifiuti sono stati selezionati, lavati e processati in modo da rigenerarne la materia prima. Questa è stata reinserita nella filiera del packaging sotto forma di flaconi per i detergenti di Method. Il progetto del flacone supporta il racconto di questa storia di riciclaggio virtuoso. Le piccole sporgenze antiscivolo del contenitore alludono allo scheletro del riccio di mare, il colore grigio scuro è dato dal “naturale” mix di colori dei rifiuti che hanno generato la Ocean Plastic.

L’azione chiaramente va oltre il semplice produrre un nuovo packaging da un materiale di scarto. È dimostrazione che far fronte all’emergenza dei rifiuti in mare è non solo possibile, ma anche sostenibile, se si vuole.

Progetto Ocean Plastic di Method

ECONYL e la rigenerazione del nylon delle reti da pesca

Anche l’Italia è sede di un’iniziativa virtuosa di rigenerazione di plastiche trasformate per operare in mare, e che spesso proprio in mare vengono abbandonate. È il caso del nylon delle reti da pesca, che la FAO e il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) hanno stimato costituisca un decimo dei rifiuti presenti in mare, con circa 640mila tonnellate di reti da pesca abbandonate. Il Gruppo Aquafil ha accolto la sfida del riciclaggio del nylon sviluppando ECONYL, un filo di nylon realizzato a partire dalla rigenerazione del poliammide post-consumo derivante da reti da pesca, tappeti, moquette e tessuti. Ma come si può produrre un materiale così tecnologico dai rifiuti? Solitamente le materie plastiche, sottoposte a riciclaggio, perdono le loro qualità, trovando nuovi impieghi “in cascata”, in prodotti che richiedono prestazioni inferiori. In questo caso, invece, la rigenerazione è completa, e restituisce al materiale le sue caratteristiche di partenza. Il segreto è nel processo: lo scarto pre e post-consumo viene “depolimerizzato”, purificato e ripolimerizzato grazie a pressione e alte temperature, senza l’uso di solventi o sostanze inquinanti. ECONYL è pronto quindi per rinascere in un nuovo prodotto, in una nuova vita svincolata dall’estrazione di risorse non rinnovabili.

Che cosa possiamo fare noi come turisti consapevoli per la causa delle plastiche in mare?

Fra poco i più fortunati di noi partiranno per le vacanze, e molti di noi andranno al mare. Visto che il Mediterraneo è così vicino e ci è così caro, lanciamo un appello perché ciascuno di noi possa fare qualche cosa, nel suo piccolo, per la causa della plastica in mare.

Le nostre belle coste del Mediterraneo sono state recentemente invase da dischetti di plastica provenienti da un impianto di depurazione delle acque. Questo impianto qualche mese fa ha subìto un guasto strutturale, ed ha rilasciato nel fiume Sele tonnellate di filtri. Questi piccoli rifiuti sono ormai presenti in grandissima quantità sulle nostre spiagge (per chi vuole approfondire, si può partire da qui).

Il danno ambientale sembra essere ingente, e ciò che possiamo fare, come singoli turisti consapevoli, è raccogliere questi rifiuti, segnalare a Clean Sea Life, il progetto europeo nato per far fronte al problema dei rifiuti nel Mediterraneo, dove sono stati raccolti i dischetti e quanti ne sono stati trovati (tramite questo format online), ed infine gettarli nella raccolta differenziata, nel bidone della plastica. È un piccolo gesto che supporta l’ecologia e aiuta la ricerca

 

Se volete saperne di più di come è possibile trarre ispirazione dai processi naturali per arricchire il proprio progetto, leggete qui.

Se invece siete curiosi scoprire come alcune plastiche abbiano funzione termoregolatrice grazie a oli e sostanze naturali, scoprite i segreti di HEATTECH sul nostro blog!

 

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