Biolace è un progetto nato dalla fantasia della bio-hacker designer Carol Collet per mostrare le potenzialità future della collaborazione tra design e synthetic biology.

Avete mai pensato che, un giorno, le stesse piante che ci sfameranno potrebbero produrre, allo stesso momento, anche altri beni? Ad esempio, coltivando piante di pomodori, spinaci, fragole e basilico si potrebbero ottenere, oltre che ad ortaggi, anche materiali come filati o tessuti dalle radici.

La designer francese direttrice del Design and Living Systems Lab londinese, con Biolace, immagina che nel 2050, all’interno di serre idroponiche si coltiveranno piante sia per gli alimenti, che stesso tempo i tessuti prodotti dalle loro radici. Queste piante, dispositivi viventi opportunamente ingegnerizzati, avranno solo bisogno di acqua e sole per essere operative.

Biolace, proiezione di possibili scenari futuri 

Lo scopo primario di Biolace è quello di investigare il potenziale della biologia sintetica nella programmazione e nel controllo della morfologia delle piante. Collet propone un progetto che anticipa e illustra l’ipotetico potenziale scenario in cui i tessuti verranno prodotti tramite da organismi vegetali bio-ingegnerizzati.

BiolaceAl momento si tratta solo di un’ipotesi ma in una decina di anni Biolace potrebbe diventare una realtà se si continua ad investire sulla biologia sintetica per l’ingegnerizzazione delle specie vegetali ed animali. L’Imperial College definisce la biologia sintetica (o synthetic biology) come una nuova area di ricerca che combina scienza, ingegneria e design per la progettazione di nuovi sistemi o funzioni biologiche o per l’investigazione dei sistemi viventi esistenti attraverso un’azione di re-design. Si assiste ad una vera e propria nascita dell’ “industria degli organismi” in cui gli organismi diventano componenti attive del processo di produzione per la realizzazione di artefatti e materiali su misura.

 

Synthetic Biology: i ruoli del design

I bio-makers sostengono con fermezza che la synthetic biology potrebbe avere un ruolo chiave per la resilienza del nostro pianeta. La crescita smisurata della popolazione mondiale, gli ambienti sempre più inquinati e la scarsità degli spazi e delle risorse, potrebbero sembrare meno spaventosi con l’avvento della biologia di sintesi. Infatti, grande attenzione alla sostenibilità, efficiente sfruttamento delle risorse sempre più carenti, salvaguardia delle specie viventi e incrocio dei saperi, sono valori chiave per i bio-hacker designer.

La synthetic biology si muove sempre più velocemente dai laboratori alla vita quotidiana, attraverso il mercato. Questo lascia ai progettisti poco tempo per riflettere sui significati dei loro gesti e le possibili conseguenze. Procedure che al momento sono strettamente controllate ed accessibili a pochi, presto potrebbero diventare disponibili a molti. Siamo preparati a programmare gli organismi come oggi facciamo con le tecnologie digitali? Occorre porsi queste domande, e il design con i suoi speculative scenarios ha un ruolo chiave nell’aprire nuovi dibattiti ed evidenziare le eventuali criticità.

Volete saperne di più sui progetti in cui la natura ha un ruolo chiave? Leggete il nostro articolo su HAETTECH.

Se invece siete curiosi di approfondire con Biolace e il ruolo dello speculative design per lo sviluppo di nuovi metodi di produzione prenotatevi al prossimo MATERIALS&COFFEE.

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