Il tessuto svolge un ruolo fondamentale nella nostra vita. La sua storia, infatti, segue passo passo la storia dell’uomo. La tecnica a intreccio, considerata l’antecedente della tessitura a telaio, era già conosciuta nel Paleolitico. Si eseguiva con il solo ausilio delle mani, sfruttando la flora locale come erbe palustri, graminacee, giunchi, fibre di tiglio, rametti di salice e altro.

Le fibre tessili, naturali o artificiali, hanno trasformato e fatto progredire il nostro modo di vivere. Nel corso della storia, le quattro fibre naturali principali, cotone, seta, lino e lana, sono sempre state messe a dura prova. Dovevano, infatti, garantire calore e protezione, indicare uno status sociale, conferire onori e identità agli individui. Questo però, con il tempo, non era più sufficiente. Il settore tessile ha continuato a rinnovarsi, adattandosi alle esigenze del momento, spesso però senza rispettare l’ambiente. La questione non è infatti solo di gusto estetico, ma tocca altri due temi importanti: la nostra salute e l’ambiente.

I tessuti Green

Ad oggi, l’industria del tessile e dell’abbigliamento ha un notevole impatto ambientale. Oltre ad essere uno dei principali consumatori di acqua a livello globale, produce notevoli quantità di gas serra. Per questo motivo, molte aziende stanno rivolgendo la loro attenzione verso i tessuti Green, seguendo un modello di economia circolare. Ma quali sono questi tessuti attenti all’ambiente e come possiamo riconoscerli?

 

I tessuti bio-based

L’avanzamento tecnologico ha dato la possibilità a molte aziende di sperimentare, dando vita a materiali all’avanguardia.

I tessuti bio-based nascono dalla trasformazione radicale della materia prima di partenza, attraverso reazioni chimiche. Si tratta di composti polimerici nuovi, come poliestere e poliammide, ottenuti non da combustibili fossili, ma da risorse vegetali, come i semi di ricino, la canna da zucchero, gli amidi dei cereali. Quasi sempre riciclabili, i filati bio-based, in base alla struttura del polimero stesso, possono essere anche biodegradabili.

Dall’olio di ricino, ad esempio, deriva EVO dell’azienda Fulgar. La pianta di ricino è una risorsa totalmente rinnovabile che non richiede elevati quantitativi di acqua né sottrae terra coltivabile per usi alimentari. EVO combina insieme le principali proprietà del Nylon 6,6 con le proprietà tipiche del polipropilene. Il risultato è un tessuto con lo stesso potere coprente del poliestere, ma con un peso notevolmente ridotto.

 

 

I tessuti riciclati

I tessuti riciclati possono derivare da materiali recuperati da post-consumo o pre-consumo. Rifiuti tessili, scarti di lavorazione industriale, prodotti come bottiglie in PET vengono appositamente trattati e reimmessi nel ciclo produttivo. Le fibre ottenute valorizzano così quei prodotti recuperati, convertendoli in nuove fibre con proprietà al pari dei materiali vergini.

Le bottiglie in PET post-consumo possono avere una seconda vita, trasformandosi in tessuto. Le plastiche, infatti, stanno diventando un’incredibile risorsa. Sembra un controsenso, ma è proprio dal loro riciclo che nascono gran parte dei prodotti green. Un esempio è la fibra tessile sintetica Newlife™. Le bottiglie di PET vengono raccolte e processate interamente in Italia, mentre il filato viene esportato in tutto il mondo. NewLife, come dice il nome stesso, è la seconda chance di vita per le bottiglie di plastica!

 

I tessuti dalle filiere speciali

Da filiere speciali come la filiera agro-alimentare, ittica e dei trasporti, nascono alcuni tessuti innovativi. Essi vengono prodotti a basso impatto ambientale, con l’obiettivo di ridurre i rifiuti provenienti dalle rispettive filiere.

Dai fondi del caffè, ad esempio, nasce S.Cafè. Con le stesse caratteristiche tecniche dei tessuti sintetici, ma ecologico, il tessuto è prodotto grazie a una tecnologia brevettata dall’azienda taiwanese Singtex. Dopo un’attenta analisi, si è riscontrato che di tutto il caffè impiegato nella preparazione della bevanda, solo una minima parte viene consumata. Il restante 99,8%, normalmente gettato nella spazzatura, viene così recuperato e unito al poliestere riciclato, dando vita al filato. La lavorazione brevettata produce, oltre al tessuto, un secondo sottoprodotto: l’olio naturale concentrato di caffè. Questo viene utilizzato in una nuova filiera di produzione, per prodotti cosmetici.

Questi sono solo alcuni dei tessuti che rispettano l’ambiente. Se volete approfondire l’argomento, vi consigliamo l’articolo Ocean Plastic e ECONYL: plastiche di mari e oceani in una nuova vita! Mentre, se volete scoprire come gli scarti agroalimentari possano diventare materiali innovativi, leggete qui.

Qual è la scelta più Green?

Sono tante le aziende che si stanno orientando verso una produzione sostenibile. Tuttavia, non è sufficiente sapere che la giacca che indossiamo è in nylon riciclato o che le imbottiture in piume d’oca non hanno recato danno agli animali o che il processo produttivo ha ridotto al minimo le emissioni di CO2. Per riconoscere un prodotto davvero “green”, bisogna fare molta attenzione alle certificazioni.

Tra queste, il Global Organic Textile Standard (GOTS) è il leader mondiale nella definizione degli standard di lavorazione tessile di fibre organiche. Lo strumento garantisce che il ciclo produttivo rispetti restringenti parametri sia ambientali sia etici. Nel settore tessile il GOTS rientra tra le certificazioni tessili più importanti e ricercate in assoluto.

 

Anche il consumatore, dunque, deve fare la sua parte, ponendosi prima di tutto delle domande. Mi serve davvero? Qual è la composizione del tessuto? Dove e come viene prodotto? Ha delle certificazioni a riguardo? È stato progettato il loro fine vita?

La scelta di acquistare prodotti eco-sostenibili è il primo passo per cambiare lo stile di vita di ciascuno di noi.

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