L’emergenza sanitaria in corso lascerà, molto probabilmente, un segno indelebile per molti settori produttivi, tra cui l’universo editoriale. I dati mostrano il peggiore andamento registrato dal Dopoguerra. Si parla di un calo di uscite di oltre l’80% per gli editori più piccoli. La chiusura non ha giovato ad un mercato che, non senza sforzi, si stava pian piano rialzando dopo l’avvento dell’e-reading. Proprio questa, però, potrebbe essere un’occasione per ripensare l’oggetto libro in maniera radicale e forse utopica, ma necessaria. L’obiettivo? Spostare il focus verso un rinnovato approccio e una sensorialità ritrovata nei confronti del prodotto. 

Ma per essere sostenitori dello stampato e allo stesso tempo sostenibili, occorre scendere a compromessi: si avrà bisogno di un ripensamento del libro anche in termini di sostenibilità ambientale, appoggiandosi a fornitori di qualità e più sensibili al tema.

BREVE STORIA DEL LIBRO 

MATto @ Trinity College Old Library, Dublino

Il Libro (dal latino liber, corteccia) nasce come veicolo del sapere seguendo innovazioni tecnologiche che ne hanno migliorato la conservazione, i costi, la portabilità, la fruizione e l’accesso alle informazioni. A partire dall’invenzione della stampa a caratteri mobili di Gutenberg, avvenuta nel 1456, la parola stampata è stata per più di quattro secoli l’unico vero mezzo di comunicazione di massa.

 

I VANTAGGI DEL LIBRO: AFFEZIONE, RICORDO, TRACCIA, FUGA

Oggi i libri sono prima di tutto mezzi di relazione. Ci connettono a eventi storici, stimoli culturali, storie di vita, autori, personaggi, persone. Sì, persone. Perché i libri sono anche materia di scambio, materiale e culturale.

Sono, poi, grandi oggetti d’affezione: custoditi in sontuose librerie, costituiscono spesso un vanto per chi li possiede. Una consuetudine che, probabilmente, affonda le proprie radici nell’antichità quando i libri, decorati con pietre preziose, erano oggetti di inestimabile valore. Ricordiamo, ad esempio, il Libro di Kells, un preziosissimo manoscritto miniato realizzato nell’800 D.C. da monaci irlandesi e custodito alla Old Library del Trinity College di Dublino.

I libri tengono traccia della nostra evoluzione e, allo stesso tempo, ospitano realtà spesso ucroniche che ci permettono di “fuggire” dalla nostra.

IL DIGITALE E L’AVVENTO DELL’E-READING

L’editoria è una disciplina dal valore totalmente sociale e materiale. I significati moderni che le attribuiamo, più simbolici e virtuali, sono destinati probabilmente a confondersi nella miriade di contenuti dematerializzati circolanti sul web. Dall’e-reading, che si è posto come rivoluzione al settore con l’avvento di Amazon Kindle nel 2007, ai gettonatissimi book-influencer su Instagram. I risultati corrispondono a quelli attesi? Certamente i dispositivi digitali costituiscono una possibile alternativa al cartaceo, ma non fanno breccia nei nostri cuori. La stessa dematerializzazione che bramiamo per tutti i contesti scomodi (ad esempio, l’e-document), non funziona per quei prodotti imprescindibili dalla propria matericità. Un discorso diverso, invece, può valere per la promozione della cultura letteraria sui social. L’ormai celebre Petunia Ollister, che della passione per i libri e la cultura visiva ne ha fatto un lavoro, ricostruisce fantasiosi scenari nella sua libreria virtuale. Il nuovo trend sembra funzionare, soprattutto quando sono le generazioni più ostili, x e z, ad esserne attratte.

La sfida tra digitale e cartaceo 

Insomma, la lettura digitale non avrà ancora avuto il successo desiderato, ma tenterà sempre più di togliere materia al libro. Per stare al passo occorrerà essere competitivi: ma come? Si dovrà distanziare da essa e diventare quanto più sostenibile possibile, limitando il consumo di risorse ed energia. Inoltre, converrà appoggiarsi ai consorzi per il riciclo dei materiali, migliorando i supporti e le tecniche di stampa.

UNA RINNOVATA SENSORIALITÀ NELL’EDITORIA

Catalogo “The Hotel Book” di T. Manss & Company, vincitore del Red Dot Design Award

Il libro ha sempre avuto una stretta connessione con i materiali delle diverse epoche storiche. Nel tempo, sono stati utilizzati quei materiali che permettevano la registrazione di informazioni in forma scritta. In principio venivano utilizzati pietra, argilla, corteccia d’albero, lamiere di metallo. Solo in Oriente la carta ha acquisito un immenso valore, quasi spirituale. Secondo questa immutata tradizione, che mira a mantenere l’aspetto originale della materia, occorre preservare le fibre della pianta per trasferire nel prodotto parte della sua “sensibilità”.

 

Da Munari alle Edizioni Precarie

Un principio simile è stato applicato da Bruno Munari nei suoi celebri Prelibri. A partire da rilegature, colori e porzioni di materiali diversi per stimolazione e sensazione scaturita, viene confezionato un prodotto pensato per i bambini ma che attrae anche gli adulti. Così, come una materioteca itinerante, spugna, cotone, cartoncino, legno si riappropriano delle loro caratteristiche originali e diventano oggetto per una rieducazione alla matericità.

“Libro n. 6033” di Libri Finti Clandestini

Un altro esempio di editoria più vicina alla nostra sensorialità è quella dal collettivo LFC, progetto che fa dello scarto una fonte di rinascita: sacchetti per la spesa, carte di avviamento, poster e carta da parati si trasformano in piccole tirature di prodotti editoriali. Il LIBRO n°6033, costituito da vecchie ricevute fiscali, scarti di aziende grafiche e una rilegatura manuale in tessuto, diventa una versione per adulti dei libri tattili di Munari.

Nello spazio di progettazione Edizioni Precarie, invece, partendo dal recupero della tradizione artigianale e delle storie locali, si sperimenta in forma ludica con la materia: le carte usate per avvolgere gli alimenti in pescherie, macellerie e mercati palermitani rinascono in una nuova forma.

Carta Bio Cycle, Gmund

Conclusioni

Dall’arte legatoria giapponese Watoji possiamo trarre alcuni principi utili: “mentre lo sguardo e il passo puntano a un futuro, regolato e sostenuto dalla tecnologia e della velocità, in cui lo spazio diventa sempre più interattivo e virtuale, sembra che il design suggerisca anche che le mani tornino alla materia prima, […] l’anima che […] riporta l’essere umano in sintonia con la dimensione spirituale.” (Dal libro “WA. L’essenza del Design Giapponese” di R. Menegazzo e S. Piotti).

Ci misuriamo costantemente con i nostri sensi e siamo noi stessi esseri materiali, a partire dal nostro corpo. Grazie a estensioni fisiche, la nostra matericità si espande oltre i confini della nostra pelle, modificando le nostre capacità di interazione con il resto del mondo. Perciò, se è vero che la tecnologia annulla tutti i sensi caldi (tatto, olfatto, gusto), allora è proprio lì che l’analogico dovrà concentrarsi perché è ciò che, probabilmente, cercheremo in futuro: prodotti più tattili, corporei, stimolanti.

 

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